01.10.2020
L'articolo 223 del D.lgs. 81/2008 prevede che il datore di lavoro determini la presenza di agenti chimici pericolosi sul luogo di lavoro e ne valuti i rischi associati considerando:
E’ opportuno che la valutazione di questi rischi, come per tutti i rischi che intervengono sulla sicurezza e salute dei lavoratori, sia effettuata analizzando in modo puntuale le situazioni di potenziale pericolo, individuando le misure di prevenzione e protezione adottate, valutando il rischio residuo e, in ultimo, definendo il programma di interventi necessari a migliorare nel tempo le condizioni di sicurezza.
Tale processo, deve essere svolto mediante analisi qualitative descrittive delle situazioni e non può limitarsi al calcolo di un sintetico indice di rischio.
Tuttavia, l’utilizzo di un indice di rischio potrebbe risultare utile per i seguenti scopi:
Tra di essi, tuttavia, vi sono 2 metodi che, in virtù della loro adozione da parte di alcune tra le principali regioni industriali italiane, risultano di particolare rilevanza:
Grazie all’ausilio del software AimSafe, che fornisce un sistema di valutazione integrato, in grado di consentire un rapido confronto tra i suddetti metodi, ne abbiamo analizzato il funzionamento, cercando di capire il motivo delle divergenze di valutazione che, in taluni casi, abbiamo riscontrato.
Entrambi gli algoritmi hanno come obiettivo il calcolo di un indice di rischio calcolato con la formula classica: R = PxD sebbene i due algoritmi utilizzino termini diversi.
Il processo di calcolo dell'indice di rischio prevede il calcolo del rischio per esposizione inalatoria e per esposizione cutanea.
Per calcolare questi indici, gli algoritmi determinano dei fattori in base alle diverse caratteristiche delle sostanze e dei processi nei quali vengono impiegati, ripercorrendo, in sostanza, la quasi totalità dei punti di cui all'articolo 223.
Entrambi gli algoritmi, calcolano due indici di rischio: uno per esposizione cutanea e uno per esposizione inalatoria. La radice quadrata della somma quadratica dei due indici, fornisce l'indice di rischio complessivo.
Entrambi gli algoritmi assegnano all'agente chimico un fattore di gravità derivato direttamente dalle indicazioni di pericolo assegnate dal produttore. Le due tabelle non sono facilmente confrontabili in quanto cambiano gli intervalli di valore. Notiamo però alcuni elementi:
Entrambi gli algoritmi considerano questi elementi caratteristici dell'agente chimico:
Un elemento importante nella determinazione dell'indice di rischio, è dato dalle caratteristiche del processo entro il quale viene impiegato il singolo agente chimico.
Mo.Va.Ris.Ch. prevede due fattori: Tipologia d'uso e Tipologia di controllo. Al.Pi.Ris.Ch. prevede: Tipo di impianto, Tipo di processo e Dispositivi di Protezione Tecnica.
Si notano alcune differenze anche sostanziali:
Riguardo i tempi di esposizione, i due algoritmi funzionano allo stesso modo sebbene con alcuni valori delle zone diverse. Le quantità, invece, sono esattamente sovrapponibili.
Sebbene il funzionamento dei due algoritmi sia molto simile, i parametri considerati possono portare a valutazioni assolutamente divergenti e non facilmente sovrapponibili proprio in virtù delle scelte di semplificazione fatte da chi ha realizzato i due algoritmi.
Abbiamo analizzato 2 agenti chimici abbastanza comuni nelle aziende, al fine di evidenziare l’impatto delle scelte metodologiche adottate sui risultati delle valutazioni. Da questa pagina potete scaricare i fogli di calcolo, realizzati grazie al modulo DVR e valutazione rischi di AimSafe, relativi a toner e fumi di saldatura.
Alla luce di queste discrepanze, si ribadisce l’importanza, espressa in premessa, di un’analisi qualitativa descrittiva, a cui affiancare i calcoli derivati dall’algoritmo utilizzato.