20.07.2018
Ormai già da diverso tempo il comitato tecnico ISO / TC 292 dedica la propria attenzione alla elaborazione di normative internazionali, che possano assistere tutti coloro che sono coinvolti nella gestione di un’emergenza.
L’ultimo sforzo normativo, decisamente degno di apprezzamento, mette a disposizione un documento che offre delle linee guida per identificare soggetti fisici che siano particolarmente vulnerabili durante un’emergenza, e come questi soggetti possono inseriti nella preparazione, nella risposta e nel ripristino della situazione normale, a fronte di incidenti ed emergenze.
Il nome di questo documento è ISO/FDIS 22395 - Security and resilience — Community resilience — Guidelines for supporting vulnerable persons in an emergency.
È noto che le emergenze hanno effetti diversi sulle persone: ad esempio alcuni individui diventano meno capaci di anticipare o fronteggiare l’impatto di un’ emergenza.
È interessante rilevare come un soggetto non è definito come vulnerabile in base alla natura della sua vulnerabilità, ma in base alle circostanze personali nelle quali si trova, durante un’emergenza.
È infatti ormai provato che la vulnerabilità di una persona, a fronte di un’emergenza, è influenzata da molti fattori e può variare in modo significativo a seconda del contesto ambientale, politico culturale e sociale.
Il vero problema, che la norma affronta, consiste nell’identificare quale sono gli individui che sono vulnerabili, a fronte di diverse situazioni di emergenza, e come offrire assistenza.
È ben chiaro che la norma quindi non si riferisce soltanto a soggetti disabili, ma a soggetti che sono vulnerabili in un’accezione molto più vasta, rispetto alla pura e semplice disabilità, anche se evidentemente la disabilità rappresenta un elemento da tenere sotto controllo.
Queste linee guida, che hanno ormai raggiunto lo stadio di bozza finale, si articolano in vari punti, ciascuno di grande importanza.
Dopo la consueta introduzione, seguita dall’obiettivo e dall’elenco di normative di riferimento, nonché da un glossario, la linea guida offre delle indicazioni su come sia possibile individuare una persona vulnerabile durante un’emergenza e come queste informazioni debbano essere condivise tra tutti i soggetti coinvolti nell’ emergenza.
Successivamente si passa ad offrire una linea guida su come sia possibile comunicare informazioni afferenti a questi soggetti vulnerabili prima, durante e dopo un’emergenza, mettendo a fuoco i limiti che potrebbero essere presenti nei vari sistemi di comunicazione.
Ovviamente occorre prendere contatto con i soggetti vulnerabili e coinvolgerli nelle attività preparatorie, sviluppate dall’organizzazione di pronto intervento, come ad esempio la protezione civile.
Una volta inquadrata la situazione, si passa agli aspetti pratici, illustrando quali siano le modalità pratiche grazie alle quali è possibile offrire supporto alle persone vulnerabili, sia di tipo fisico, sia di tipo fisiologico, sia di tipo psicosociale.
Particolare e accurate istruzioni vengono offerte per lo spostamento di questi soggetti fuori dalle aree coinvolte nell’emergenza.
Come di consueto, un piano del genere, subito dopo essere stato impostato e condiviso dai soggetti coinvolti, deve essere costantemente aggiornato e migliorato, secondo l’ormai noto plan-do-check-act, che ormai rappresenta lo standard di riferimento nell’elaborazione di norme di questo tipo.
Adalberto Biasiotti