12.02.2018
Tuttavia non sempre è semplice fornire le informazioni in modo corretto ed efficace. Spesso la persona che chiama il 112 o il 115, anche un addetto alla prevenzione incendi che ha ricevuto idonea formazione, si trova a fornire i dati in una fase di agitazione e stress correlata all’emergenza presente.
Per facilitare questa importante fase comunicativa con i soccorritori del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, ci soffermiamo su un intervento raccolto contenuto nel volume “La gestione dell’emergenza: coordinamento tra addetti aziendali e soccorritori esterni” curato da Giorgio Sclip (RSPP, Università degli Studi di Trieste) ed edito da EUT Edizioni Università di Trieste.
In “Vigili del Fuoco e soccorso: come migliorare il coordinamento tra soccorritore e persona da soccorrere”, a cura di Alessandro Sancin (Ingegnere, vicecomandante dei Vigili del Fuoco di Trieste), si ricordano innanzitutto i vari numeri telefonici, a partire dal numero di soccorso 115 che fa capo alla sala Operativa del Comando VV.F. (S.O.VV.F), che possono ricevere la telefonata di richiesta di soccorso o di segnalazione di pericolo immediato.
Infatti per chi chiede il soccorso la chiamata può avvenire anche tramite il nuovo Numero Unico di EmergenzaNUE 112, numero che in Italia è tuttavia attivo solo in alcune regioni. La richiesta di soccorso può essere fatta anche agli altri numeri di emergenza ancora esistenti (113, 118), “esistono però dei protocolli che permettono il rapido collegamento tra Sale Operative e quindi il trasferimento o della chiamata alla S.O. VV.F. o il trasferimento dei dati inerenti l’intervento all’operatore VV.F”.
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E si sottolinea che affinché l’intervento di soccorso si possa concretizzare efficacemente, è necessario che l’avvisatore fornisca all’operatore una serie di informazioni base:
Rimandando alla lettura integrale dell’intervento che si sofferma nel dettaglio su tutti questi dati, ci soffermiamo in particolare sulla correttezza e completezza di alcune di queste informazioni.
Un aspetto importante è la comunicazione relativa alla natura del pericolo e all’evento accaduto, “informazioni fondamentali per comprendere cosa sia successo e quindi permettere ai VV.F. di organizzare la risposta più efficace in termini di uomini, mezzi e ‘strategia’ di intervento”.
Infatti si indica che i mezzi VV.F. che sono “normalmente utilizzati nelle operazioni di soccorso tecnico urgente sono denominati APS – Auto Pompe Serbatoio. Si tratta di camion con una squadra di 5 vigili del fuoco e un caricamento tecnico che permette di affrontare la quasi totalità delle situazioni di emergenza. Ci sono però, altri veicoli quali l’autoscala (AS), l’autogrù (AG), l’autobotte (ABP) che sono disponibili a seconda della necessità dettata dalla situazione di emergenza in atto”. Ed è evidente che laddove la situazione di emergenza sia tale da mettere a repentaglio vite umane, “l’impostazione” della squadra VV.F. “dal punto di vista ‘tattico’ è diversa”, in questo caso il capo squadra responsabile del soccorso “definirà chiaramente le priorità del salvataggio della vita umana sul resto”. E dall’informazione relativa all’evento “discende quindi l’eventualità di impiegare i mezzi speciali VV.F. citati (AS, AG, ABP) o le altre specialità VV.F. come ad esempio i SAF (Speleo Alpino Fluviale), la componente NBCR, oppure anche le componenti specialistiche del Corpo nazionale VV.F. come il Soccorso portuale, i sommozzatori o l’elicottero VV.F.”.
Spesso poi nei luoghi di lavoro è probabile che l’evento coinvolga un certo numero di persone o un luogo densamente popolato (ad esempio con riferimento a case di riposo, centri commerciali, alberghi, uffici pubblici, scuole, …) richiedendo un intervento VV.F “più impegnativo e ‘robusto’ in termini di risorse impegnate”. Ed è dunque importante segnalare, nella telefonata di soccorso, anche il dato relativo alle persone coinvolte.
Veniamo all’eventuale presenza di pericoli aggiuntivi.
Infatti capita spesso che durante un intervento il personale VV.F. si trovi a “dover gestire situazioni impreviste come, ad esempio, la scoperta di bombole di GPL o taniche di liquido infiammabile coinvolte in un incendio. Affrontare pertanto una situazione di emergenza per un incendio e scoprire, magari troppo tardi, che c’è una bombola di GPL surriscaldata rappresenta una situazione di grave rischio per gli operatori stessi. L’informazione sulla presenza di elementi particolari data per tempo, permette a coloro che prestano il soccorso di potersi tutelare nei confronti del rischio aggiuntivo”.
E quanto indicato relativamente alle bombole di GPL vale anche “per le bombole di acetilene, ossigeno, aria o di altri recipienti in pressione o la presenza di contenitori di liquidi infiammabili o di sostanze pericolose che deve essere portata alla conoscenza dei VV.F.”.
Una situazione particolare è rappresentata “dagli incidenti stradali in relazione alle merci pericolose che normalmente circolano sulle strade”.
Chi chiama il soccorso fornisce un grande contributo ai VV.F. “se è in grado di riconoscere la presenza di situazioni pericolose e segnalarle all’operatore VF. Le merci pericolose quando sono trasportate su strada, su ferrovia o su nave sono segnalate dalla presenza di pannelli ed etichette di pericolo che sono obbligatori in base ai regolamenti internazionali (ADR, RID IMDG Code) che disciplinano la materia. Pertanto, in presenza di un incidente stradale è sufficiente che l’avvisatore segnali l’eventuale presenza di questi pannelli o etichette all’operatore VV.F.”.
L’intervento ricorda poi che normalmente la Sala Operativa 115 chiede all’avvisatore o richiedente il soccorso di “attendere sul posto l’arrivo della squadra VV.F. Il Capo squadra è in grado così di ottenere ulteriori informazioni direttamente dall’interessato una volta giunto sul posto”, ad esempio l’eventuale l’indicazione di come raggiungere il luogo in cui è avvenuto l’evento, specialmente quando abbiamo si ha che fare con “complessi abitativi/industriali/ pubblici molto grandi o che si estendono su superfici ampie come l’Università, gli ospedali, fabbriche ecc”.
Tuttavia si segnala che negli ambienti di lavoro in genere “esiste un’organizzazione che dovrebbe essere in grado di gestire l’emergenza”. Il sistema, basato sul quadro normativo delineato dal D.Lgs 81/2008, si basa “sia su documenti, il piano di emergenza, che persone – gli addetti antincendio e alla prima gestione dell’emergenza”.
Tuttavia non entrando nel dettaglio dell’azione antincendio, l’intervento indica che tale azione non sempre è “fattibile o possibile per addetti che non sempre dispongono di DPI specifici”. E l’intervento si concentra sull’aspetto di “coordinamento con la/e squadra/e VV.F. arrivate sul posto”.
E se generalmente i VV.F. non conoscono l’ambiente dove intervengono – “possono averlo visitato ma sicuramente non hanno la necessaria dimestichezza con i luoghi” - in questo momento “diventa fondamentale il ruolo si supporto fornito dall’avvisatore e/o, in questi casi, dagli addetti antincendio”. Infatti l’evento/incidente per cui il personale VV.F. interviene “a meno di un evento spettacolare e visibile, spesso non è percepibile da dove si trovano i VV.F. Il fumo di un principio di incendio spesso non si vede; la fuga di gas non si vede a distanza, un disseto statico non è visibile da lontano se non ci sono stati crolli”.
Pertanto, in conclusione, la presenza di una persona che indichi ai VV.F. “dove è successo cosa e come ci si arriva è di estrema importanza ai fini di un rapido ed efficiente soccorso. L’efficacia e la rapidità dell’intervento dei VV.F. dipendono anche da questi elementi”.
RTM
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“ Vigili del Fuoco e soccorso: come migliorare il coordinamento tra soccorritore e persona da soccorrere”, a cura di Alessandro Sancin (Ingegnere, vicecomandante dei Vigili del Fuoco di Trieste), intervento tratto dal volume “La gestione dell’emergenza: coordinamento tra addetti aziendali e soccorritori esterni”, edito da EUT Edizioni Università di Trieste e correlato alla giornata di studio “Sicurezza accessibile. La gestione dell’emergenza: coordinamento tra addetti aziendali e soccorritori esterni. Cosa bisogna fare per rendere efficace il soccorso in caso di emergenza” (formato PDF, 2.1 MB).